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Dissonanza cognitiva, social e sostenibilità: tre mondi (dis)allineati

Per comprendere i propri bisogni reali, scoprire e fare emergere la propria vera identità, i social e la comunicazione sui media sono una tappa obbligatoria. 

Per riuscire a vederci dobbiamo fare pulizia delle cose che non ci appartengono e che assumiamo, anche, mediante le esperienze virtuali e mentali. 

COS’È LA DISSONANZA COGNITIVA

La dissonanza cognitiva è un concetto introdotto nel 1957 da Festinger; si ha quando un individuo ha delle cognizioni (credenze, ideali, opinioni su di sé e sul mondo) contrastanti tra loro oppure quando esse sono in contrasto con i comportamenti agiti. Ciò provoca una sorta di tensione, simile a quella che si prova in situazioni stressanti, nonché emozioni negative; in casi estremi, può creare forte disagio alla persona. 

Ogni individuo infatti, per sentirsi a proprio agio con se e con il mondo, mira alla coerenza e cerca di far si che i suoi comportamenti siano quanto più in linea con il suo modo di pensare. Se, per ragioni dipendenti o indipendenti da se, si ritrova a dover agire in un modo contrario alle sue credenze, ideali, valori, vive una forte tensione e angoscia che può tradursi anche in una alterazione dell’equilibrio psicologico. 

Per esempio, si ha dissonanza quando, sostenendo la causa ambientale, si decide di praticare un consumo etico e sostenibile ma poi ci si ritrova a comprare l’ennesimo paio di scarpe da Zara. 

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ELIMINARE LA DISSONANZA

Ci sono tre modi per attutire la dissonanza, riferendoci sempre all’esempio prima espresso: 

  • modificare il proprio comportamento, quindi impegnarsi nell’evitare di fare acquisti in catene fast fashion;
  • produrre un cambiamento nell’ambiente ovvero modificare la situazione che genera dissonanza. Nel nostro caso specifico non è possibile sradicare gli store fast fashion, ma è possibile scegliere con cura il luogo dove recarsi a fare shopping;
  • modificare le proprie cognizioni, cambiare quindi le proprie posizioni e atteggiamenti, non considerando più quell’acquisto come un piccolo incidente di percorso, del tipo: “una volta ogni tanto non fa la differenza, tanto i fast continueranno a produrre e le altre persone continueranno a comprare”, piuttosto vedendolo come l’ultimo acquisto effettuato in quella catena in assoluto.

La terza è la modalità più facile e più utilizzata e garantisce una rapida riduzione della dissonanza. Si mette in atto mediante razionalizzazioni, minimizzazioni e svalutazioni. 

Ognuno di noi ha avuto a che fare con la dissonanza almeno una volta nella vita; è una sensazione spiacevole, ma proprio perché parte da noi stessæ, ne siamo gli unici responsabili e gli unici a poter modificare il comportamento per raggiungere uno stato di coerenza.

LA DISSONANZA INDOTTA

Diverso è il caso in cui la dissonanza arriva dall’esterno, dalla comunicazione che riceviamo nonché mediante l’identificazione con i modelli che seguiamo

La comunicazione nella moda è molto dissonante. Ultimamente molte riviste sottolineano l’idea della psicologia della moda per cui l’abbigliamento deve essere uno strumento per l’espressione di sé, per la scoperta e la celebrazione della propria individualità. È un concetto liberatorio, potente e ad alto tasso di condivisione. 

Il problema insorge nel momento in cui sulle stesse testate vengono pubblicati articoli dai titoli sensazionalistici tipo: “ecco cosa devi comprare per essere desiderabile” o ancora “copia il look di A se desideri essere vincente”. Viene dunque prima comunicato a chi legge di credere in sé ed essere autonomæ nella creazione del proprio stile e poi come farlo, ossia rinunciando alla propria identità e unicità aderendo ad un modello stabilito. Consumare questi contenuti equivale ad assorbire una credenza totalmente in contrasto con il comportamento successivamente suggerito.

Sui social la dissonanza esperita può essere anche più penetrante. Le dinamiche social ci entrano dentro, diventano parte di noi, parlano di noi; il social induce sensazioni, emozioni, amplifica a dismisura determinati stati e ne congela altri. 

Mediante un processo che prende il nome di identificazione, seguire un personaggio, condividere i suoi momenti di vita quotidiana, gioire ed esser tristi delle sue gioie e i suoi dolori, significa (mentalmente, emotivamente e a volte anche fisionomicamente) essere quel personaggio. Viviamo i suoi successi ma anche le sue angosce, che ci raggiungono nel corpo e nella mente come se fossero nostre. E quando agisce in modo dissonante, noi vibriamo. 

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Mettiamo il caso che tu segua un personaggio perché, come te, fortemente coinvolto sui temi della sostenibilità e del consumo etico. Cosa succede quando lo stesso con un post rende virale un corpetto di Zara? 

Ti senti delusæ, ma per aggirare il dolore della delusione o per evitare di sentirti presæ in giro puoi giustificare o minimizzare il comportamento di quel personaggio. Così, ne risentono anche la tua credenza e la determinazione nel cambiare il tuo comportamento d’acquisto

Se giustifichi il suo comportamento dissonante, sarai più incline anche a minimizzare il tuo, distaccandoti sempre più dai tuoi valori, dalla coerenza con te stessæ e ti sentirai sempre meno capace di cambiare.

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PRIMI PASSI  PER ELIMINARE LA DISSONANZA INDOTTA

C’è un vantaggio nel vivere la dissonanza di altræ: la possibilità di prendere consapevolezza che è la loro dissonanza, non la tua. È vero che la senti, ma non hai messo tu in atto il comportamento in contrasto con la tua credenza. Quindi puoi ancora scegliere di cambiare e fare la tua differenza. Sempre che la tua credenza sia più importante dell’identificazione con il personaggio.

Un primo step può consistere nell’eliminare o silenziare gli account che provocano in te l’angoscia indotta dalla dissonanza: già così rinforzi la coerenza con la tua cognizione. 

Seleziona poi i contenuti media, cartacei e non. Una scorciatoia per eliminare quelli più disturbanti? Riconoscerli immediatamente nei titoli che iniziano con “cosa devi comprare” o “come devi essere”, quindi letteralmente scorrerli via.

Concentrati solo su quelli che ti comunicano la possibilità di scegliere: VUOI è il verbo da cercare. 

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Il terzo step consiste nel seguire una serie di passi che, come in un allenamento, se ripetuti, aiutano a  pulire il campo da contenuti devianti, venire in contatto con le proprie credenze e ideali, cambiare i comportamenti in contrasto con essi e sentirsi finalmente più in pace con se stessæ

Questo procedimento è utile in qualsiasi campo della vita; però, nel rapporto con l’abbigliamento e con l’immagine, si riesce a vedere prima e meglio.

Secondo te, come ho fatto a debellare lo shopping impulsivo, e i fast fashion, dalla mia vita? Vorresti farlo anche tu?

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