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Come accettare il proprio corpo e vestirlo con cura

Ora chiudi gli occhi, fai un respiro profondo e richiama alla mente l’immagine che hai di te. 

Definisci le linee del tuo viso, le forme del tuo corpo, aggiungi i tuoi colori, la lunghezza dei tuoi capelli. Richiama ogni tua minima caratteristica: eventuali smagliature e dove sono, depositi di adipe, conformazione della coscia, forma del ginocchio, inclinazione del naso, aspetto delle labbra, taglio degli occhi, curvatura delle ciglia, forma delle spalle…

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Pic by Teddy Tavan through Pexels

È difficile, lo so. Questo perché la maggior parte di noi non è presente a se stessæ

Tendiamo a definirci mediante il paragone con gli/le altræ, a descriverci per quello che non abbiamo o per ciò che vorremmo avere di diverso. Tendiamo a guardarci nella totalità e non nelle particolarità, nella categoria e non nella diversità, perdendo così elementi chiave costituitivi la nostra immagine e la nostra identità. 

Spesso poi capita che facendo questo esercizio una persona non descriva se stessa bensì il personaggio che ammira, in una totale confluenza e confusione di immagini. 

Avere ben presente la propria immagine, il proprio corpo, essere così come si è davanti ai propri occhi, è necessario per la scelta degli abiti da indossare. Altrimenti si finisce a fare shopping per un’altræ diversæ da sé, a riempire l’armadio di vestiti che non ci appartengono veramente e, man mano, a perdere contatto con la nostra identità

IDENTITÀ NEI SOCIAL

La nostra è una social-tà sempre più mentale, sempre più connessa alle immagini virtuali e meno a quelle reali. 

In questo scenario l’immagine che ognuno ha di sé è inquinata da quelle di altre persone che entrano continuamente, al punto da non avere una definizione chiara delle proprie forme, colori, misure. 

Cito una frase di Fritz S. Perls

 “L’identificazione con l’intelletto taglia fuori il corpo. Si usa il proprio corpo invece di essere il proprio corpo, di essere qualcuno”, quanto mai risonante ai nostri tempi. 

Quanto più la mente è immersa nel virtuale, alla ricerca di immagini perfette, della soddisfazione mediante l’osservazione di profili di altræ, tanto più ci si distacca dal proprio corpo, dalla propria figura, dalla propria identità.

Alla fine ci sentiamo come se non fossimo nessuno, perché non abbiamo più un corpo, o meglio, non lo riusciamo più a percepire. 

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Pic by Cottonbro studio through Pexels

Se non sentiamo né vediamo più il nostro corpo, non ci vediamo più all’esterno, non riusciamo a vestirlo, ad averne cura, non capiamo come prepararlo per i ruoli che deve sostenere. E se non c’è corpo non c’è identità. O meglio c’è, ma è incompleta. 

COME SCEGLIERE I VESTITI

Avere bene a mente come si è fatti, chi si è nella pelle che si ha è essenziale per poter scegliere i vestiti da indossare e per essere responsabili delle proprie scelte di consumo. Se si ha sempre la percezione di vestire altro da sé ci si sente deresponsabilizzati anche sul piano dello shopping. Se non sento come mio il corpo che indossa abiti inquinanti non sono responsabile dell’impatto ambientale che il mio consumo ha. 

Questo distacco da se è vero ormai da decenni; con i social, i loro mezzi di trasformazione dell’immagine e la prepotenza con cui le fisionomie degli altræ entrano in testa, si è persa ancora di più la visione di sé e della propria reale fisicità. I nostri confini sono diventati ancora più sfocati. 

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Pic by Ron Lach through Pexels

Alcune ricerche hanno indagato la correlazione che c’è tra utilizzo dei social network e percezione di benessere. Molte di esse hanno messo in luce come l’uso dei social possa portare ad un peggioramento del benessere psicologico, abbassamento dei livelli di autostima, e a sintomatologia ansioso-depressiva

La tendenza al confronto sociale è una caratteristica dell’essere umano attraverso cui esso valuta se stesso, la propria immagine e la propria abilità. I social hanno rinforzato tale tendenza che spesso diventa ossessiva e debilitante: vedere continuamente le vite perfette degli altri, la felicità costante altrui e la bellezza perfetta dei vari personaggi proposti porta a sentimenti di sfiducia, vissuti disfunzionali a livello emotivo, fisico, di immagine e di identità, inadeguatezza, scarsa valutazione di se, abbassamento dei livelli di autostima. 

La tipologia di informazioni veicolate sui social unita ala tendenza alla comparazione rende difficile per una persona evitare di valutare se stessa negativamente rispetto a quanto e come vede gli altri. 

La scarsa valutazione di se fatta dopo aver osservato la perfezione degli altri porta a sentirsi meno soddisfatti della propria vita, di se e a voler perdere man mano il contatto con se stessi e con la propria immagine, che include corpo e identità.

COME TORNARE A VEDERSI

La chiave è: tornare a sentirsi ed essere a proprio agio nella propria pelle

Poco prima della pandemia mi sono resa conto che non mi vedevo più. Quando mi guardavo allo specchio non vedevo la mia immagine ma quello che mi mancava per essere come avrei voluto. “Come avrei voluto”  costituito da vari pezzi appartenenti alle tante persone incredibilmente belle e perfette che ossessivamente mi entravano dentro attraverso Instagram. 

Le immagini che scorrevo avevano preso ad occupare uno spazio così ampio dentro di me da sostituirsi alla mia immagine stessa

Io mi guardavo ma non mi vedevo. E quanto più mi cercavo tanto più cresceva la frustrazione. 

Il che mi rendeva confusionario e difficile anche fare shopping: meno riuscivo a definirmi più avevo bisogno di vestiti, scarpe, accessori, creme, profumi per rendermi evidente a me stessa. 

Quello che compravo e indossavo mi sembrava che non appartenesse a me, che non fosse mai adatto al corpo che abitavo

La perpetua ricerca di oggetti d’abbigliamento in cui riconoscermi mi rendeva poi estremamente difficile aderire a scelte di consumo sostenibili. L’unico consumo che conoscevo era quello impulsivo, tanto era il mio bisogno di entrare in contatto con me, subito. 

La tecnica che ho usato su me stessa si divide in due parti fondamentali

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Pic by Ron Lach through Pexels

La prima è stata eliminare i social: pulire la mente da contenuti indesiderati e che accrescevano senso di confusione e inefficacia. 

La seconda è stata la più difficile: guardarmi nuda allo specchio, ogni giorno per un periodo di tempo man mano più lungo, finché avevo la forza di reggere auto commiserazione, giudizio, frustrazione e disgusto. Sentimenti dovuti al fatto che non ero come avrei dovuto essere, che non avevo il corpo perfetto ideale che avrei dovuto avere. È necessario praticare questa azione sospendendo il giudizio, le critiche e le giustificazioni; bisogna stare semplicemente con l’esperienza, con la percezione di sé. 

All’inizio duravo 0.15 secondi e cadevo in pianti disperati

Man mano ho cominciato a scrutarmi, a provare simpatia e affetto verso il mio corpo, ho cominciato a vederlo e ad apprezzarlo così com’era. Ho ricominciato a vedere la forma delle mie cosce, la spigolosità delle mie ginocchia, la rotondità dei miei fianchi. Ho scoperto di avere un accenno di hip dips e l’ho trovato incredibilmente sexy. Ho ripreso contatto con le asimmetrie del mio viso, con i miei colori, i miei difetti. Dopo un mese ero in grado di guardarmi allo specchio nuda per un quarto d’ora e di sorridere alla mia immagine riflessa

Quando ho fatto questo esperimento su di me non sapevo ancora che in uno studio condotto nel 2020 da Jin-Liang Wang et al. “The Mediating Roles of Upward Social Comparison and Self-esteem and the Moderating Role of Social Comparison Orientation in the Association between Social Networking Site Usage and Subjective Well-Being” era stato proposto ad un gruppo di donne di osservare il loro volto allo specchio per due settimane per esercitare la loro capacità di stare in contatto con se stesse. Alla fine del periodo prescritto le donne riportarono la sensazione di sentirsi maggiormente a loro agio nella loro pelle, di aver meno bisogno del make up e mostrarono più auto indulgenza.

PERCHÉ GUARDARSI ALLO SPECCHIO 

Guardarsi allo specchio aiuta a tornare in contatto con se stessæ, ad essere presenti a se, a ritrovare il comfort nella propria pelle. Riappropriarsi della propria immagine permette di rientrare in genuino contatto con se e con il proprio corpo, fisico e mentale; ci si sente talmente a proprio agio che le classiche preoccupazioni relative al corpo e all’immagine svaniscono. 

Fare questo movimento significa anche vedere chiara davanti a sé la propria identità. Ed essere prontæ per vestirla, scegliendo con cura i vestiti con cui metterla in luce e lo stile con cui darle completa espressione. 

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyg.2017.00771/full
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