Pretty Psycho Things

Editoriali

The Pretty September Issue

In “L’Origine delle specie”, Charles Darwin ha scritto 

“non è la più intelligente delle specie che sopravvive; non è la più forte che sopravvive; ma la specie che sopravvive è quella che è più abile ad adattarsi ed adeguarsi all’ambiente mutevole nel quale si trova”. 

Concetto poi parafrasato in “non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento” da Leon C. Megginson, professore di Management e Marketing dell’Università della Louisiana; più d’effetto, se non altro in quanto più breve e maggiormente memorizzabile per noi, umanità social

Quella trascorsa è stata una estate di cambiamenti viscerali. La Terra ci ha urlato, ha sbattuto i piedi e i pugni affinché facessimo caso a lei. Si è mossa, ha preso fuoco e ha sconvolto i suoi confini per attirare la nostra attenzione. Ci ha obbligatæ ad alzare per qualche minuto lo sguardo dai nostri smartphone e a prendere coscienza di ciò che abbiamo intorno.

Grandine a luglio, alberi sradicati, città rase al suolo, incendi deturpanti, atmosfera alla polvere, risorse idriche al collasso, mucche pascolanti su montagne di abiti buttati, bambini che giocano con rifiuti automobilistici. 

Agosto ha avuto inizio brillando di una luce singolarmente settembrina, e si è trascinato tra una tempesta di vento, una epidemia influenzale in riva al mare e il caldo asfissiante sul finale. 

Tutto urla tempesta 

Come esseri umani ormai viviamo in un duplice universo: quello materiale, che stiamo distruggendo, e quello virtuale, che ci sta distruggendo

Ci nutriamo di input istantanei superficiali, illudendoci che sia solo di un paio di scarpe nuove quello di cui abbiamo bisogno; spremiamo la Terra per soddisfare quel ciclico falso bisogno indotto di abiti a 19,99 €; denunciamo il nostro stesso consumismo mediante caption-citazioni a corredo delle foto sexy su  Instagram, puntiamo le nostre dita con unghie lunghissime e acrilichissime contro politicæ e multinazionali. E poi il ciclo si ripete, tenendoci bloccatæ sempre allo stesso punto.

Come scrive Andrea Batilla nel suo libro Instant Moda

“La Moda non fa che trasmettere in maniera leggibile quello che avviene all’interno della nostra struttura sociale. In effetti, la moda è una costruzione sociale”

Difatti negli ultimi mesi, mentre il mondo geografico andava a pezzi, quello fashion gli ha fatto da specchio: direttori/trici creativæ che hanno lasciato maison storiche, sospensioni, abdicazioni, esaltazione di collezioni comunicative perse poi nell’etere del nulla, messaggi dal contenuto vuoto, lotte sociali strumentalizzate, corpi banalizzati, denunce, cause perse. 

Nel mentre, i luxury brands si appigliano ancora al modo di fare, o meglio di illudere, della generazione boomer; i fast fashion resistono agli attacchi sociali grazie alla gente che sente di acquisire valore quando mostra le buste strapiene di merce del valore medio di 2,99 €; Naomi Campbell, con il patrocinio di Vogue, richiama le donne a tornare ad un vecchio modello di donna del patriarcato: bella, instancabile, che sforna pargoli, trastulla il marito tra le lenzuola e dopo c’ha pure il tempo per essere l’anima di qualche festa decadente. 

Tante facce di uno stesso dado che, di base, hanno lo stesso obiettivo: 

ignorare il passaggio generazionale ed eludere la paura per la morte mediante il desiderio di una nuova borsa di Chanel, convincendosi poi che riempire gli spazi vuoti dell’armadio con merce fast fashion sia la panacea all’angoscia della perdita d’identità.

Pretty Psycho Things

pretty psycho things, fashion psychology, psicologia della moda

È un mondo in pieno rivoltamento, quello in cui Pretty Psycho Things mostra il suo nuovo look.

Si configura ora come un hub creativo in cui convergono arterie provenienti da diverse discipline, con lo scopo di incontrarsi, integrarsi e permettere il funzionamento armonico di un grande cuore centrale

la psicologia della Moda

In un’era che consuma tutto sempre più velocemente, che sostituisce rapidamente un bisogno con un altro,  in cui non c’è tempo di fermarsi per non prendere consapevolezza della paura che si ha della trasformazione, in cui da più parti vige il tentativo di tirarci indietro e ignorare la realtà oggettiva, noi abbiamo deciso di abbracciare la filosofia dello slow e del contatto

Abbiamo deciso di fermarci, guardare un po’ al passato, riassaporare le cose belle che sappiamo, quelle che non dipendono dai capricci dei trend ma che rappresentano un bagaglio culturale, sociale, storico, esperienziale compiuto e stabile,  e proporre il tutto con un gusto più attuale

Tutte le più grandi innovazioni stilistiche, quelle che hanno lasciato il segno nel mondo del fashion e del design, hanno attinto dalla storia e dal sapere il materiale e i valori necessari per agire nel presente. 

Questo proposito guida Pretty Psycho Things: riprendere contatto con il corpo, la mente e le emozioni attraverso una rinnovata attenzione per la psiche della Moda. Dove per psiche si intende l’insieme delle funzioni mentali, emotive, relazionali di un singolo, maturate nel corso della storia e delle personali esperienze di vita. 

Essa è formata da più elementi diversi, come scopriremo, la cui integrazione armonica può portare alla costituzione di una nuova area, della psicologia e della Moda.

Pretty Psycho Hub: chi siamo

Foto di Allec Gomes, attraverso Pexels.com

Siamo 8 persone con uno scopo comune: restituire contenuto alla Moda e, attraverso essa, aiutare a fare un po’ di chiarezza in questo marasma in cui siamo immersæ ogni giorno di più.

Io sono Anastasia, psicologa, psicoterapeuta ad approccio gestaltico in formazione e founder di Pretty Psycho Things. La mia rubrica tratterà temi inerenti la psicologia della moda; non vi aspettate i soliti riassuntini degli articoli accademici di una qualche università USA. A questi, preferisco le risonanze e le assonanze che osservo tra moda, meccanismi psicologici, universi interiori e psicoterapia

Brunetta si occupa di sales e operations marketing a livello internazionale; fa parte di quel gruppo di persone che sanno cosa ci sarà in vetrina con un anno di anticipo. La sua rubrica ci porterà nel back del fashion system, là dove si tirano i fili, e anche  nella sua biografia, profondamente intrecciata con la moda, a livello lavorativo, personale e trasformativo. Ha indossato perfettamente il nostro motto.

Cecilia è stilista, modellista, sarta prototipista, social media manager e stylist. Porterà le sue conoscenze sulla storia della moda, con tante curiosità cui generalmente non facciamo caso ma che, indossandole, sono parte integrante della nostra identità.

Chiara, psicologa e psicoterapeuta, si occuperà del corpo nella moda. Quel corpo che percepisce, sente, si veste; che si muove nel mondo, che fa sesso, che permette di relazionarci con glæ altræ e di vederci all’esterno da noi. 

Claudia, partner growth consultant, è esperta in sociologia dei consumi. “Per quale ragione indossiamo ciò che indossiamo?”: la sua rubrica parte da qui per scoprire l’universo di significati personali e sociali che si cela anche dietro una borsa portata al polso.

Giuseppe, psicologo e docente di scuola secondaria, risponderà alla madre di tutte le domande che ci poniamo riguardo alla nostra identità: ma quando si forma la nostra immagine? Come costruiamo la rappresentazione che abbiamo di noi stessi? Da dove prendiamo spunto? Chi o cosa influisce? La sua rubrica si concentra sulla formazione dell’immagine durante l’età dell’adolescenza. E anche dopo.

Laura, consulente di immagine, formata con il metodo Rah e personal shopper, tratterà il mondo dei colori. Ma in un modo diverso dal solito. Un modo che guarda dentro, all’universo emotivo di ciascuno di noi; che ripesca i ricordi, le sensazioni, le immagini che abbiamo colto, ad esempio, durante un week end al mare, che abbiamo custodito e riportiamo ogni giorno nei colori che scegliamo per i nostri outfit. 

Serena, biologa nutrizionista, si occuperà del modo in cui nutriamo il nostro corpo. Il suo è un approccio che rinnova una relazione d’amore con il cibo, di scambio reciproco e di rinnovato equilibrio. Una persona come fa a vestirsi bene, se prima non si è nutrita bene?

Ognuno di noi pubblicherà un articolo al mese: diventerà un appuntamento fisso cui desidererete esserci sempre💓

Seguiteci sui nostri canali social:

E ricordiamoci sempre:

Wear the Life YOU Want to Live

Articoli correlati
BlogEditoriali

Evoluzione stilistica. Da fuori a dentro

Psyclothing

Fast fashion-fast identity. La velocità che brucia l’identità

Psyclothing

Perché compriamo quello che ci dicono gli influencers?

Editoriali

Il futuro dello shopping

    Iscriviti alla newsletter!
    Non ti preoccupare, neanche a noi piace lo spam!

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *