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Positivo durante il Coronavirus?

Cosa significa essere positivo durante il coronavirus? Significa sicuramente paura, incertezze, ma consapevolezza.

“…Ciò che si trascinarono dietro non era vita, ma una banale lista di fatti frivoli, un orologio sul muro che scandisce il tempo, una camera offuscata a mezzogiorno, e l’assurdità di un’essere umano capace solo di pensare a se stessa. 

Cercammo di dimenticarle, ma ovviamente era impossibile.

I nostri genitori sembravano riuscirci meglio. Ormai erano tornati al tennis e ai cocktail in barca, come se avessero già vissuto tante volte eventi simili. 

Eravamo di nuovo in piena estate; era passato più di un anno da quando Cecilia si era tagliata le vene, spargendo il veleno nell’aria. 

Una fuoriuscita alla fabbrica di automobili aumentò il tasso di fosfati nell’aria e causò il formarsi di una pellicola d’alghe così spessa che l’odore di palude infestava l’aria, penetrando nelle ville eleganti; le debuttanti si lamentarono di fare il loro ingresso in società in una stagione che tutti avrebbero ricordato per il terribile odore. 

Gli O’Connor ebbero una trovata geniale: decisero che il tema della festa della loro figlia Alice, anch’essa debuttante, sarebbe stata l’asfissia, ma come tutti, volevano dimenticare le sorelle Lisbon.”

Così si conclude il “Il giardino delle vergini suicide”, di Sofia Coppola. 

Avrò avuto 13 anni quando l’ho visto ed è subito diventato uno dei miei film preferiti. 

Queste parole, assieme alle scene che le accompagnano, continuano a tornarmi in mente da quando è scoppiata l’emergenza COVID-19. Non riuscivo a capirne il motivo, fino ad ora.

Siamo ormai alla fine della nostra quarta settimana di quarantena, inevitabile pensare che molte cose siano cambiate, molte altre cambieranno e che anche in noi stia cambiando qualcosa.

Non posso fare a meno di chiedermi 

cosa succederà dopo? 

Come saremo alla fine di tutto, se mai ci sarà una vera fine?

Di certo, l’economia ne risentirà, così come il mondo del lavoro e il modo di relazionarci; le misure che sono state assunte in stato di emergenza saranno integrate nel modus operandi precedente o lo sostituiranno radicalmente. Si parla già di aziende che adotteranno lo smart working come modalità lavorativa principale. Ora che le app per video conferenze vengono perfezionate ogni giorno, di sicuro i contatti di persona saranno dimezzati. Tutti questi elementi avranno delle ovvie ripercussioni sulle nostre vite.

Da psicologa ovviamente ciò che mi preoccupa di più sono gli effetti che ciò che stiamo vivendo avrà sulla nostra psiche, sul nostro comportamento, sulle nostre abitudini e su come cambierà la piramide dei nostri valori e delle nostre necessità. 

Un argomento che mi ha da sempre affascinato è il rapporto tra psicologia e social, e non posso fare a meno di pensare a come anche esso cambierà.

Da quando sono stati introdotti, i social hanno esercitato una forte influenza sul nostro modo di vivere, hanno introdotto novità rilevanti, permesso di creare nuovi lavori, dato vita a nuovi disturbi psicologici, modificato le nostre abitudini, plasmato le nostre esistenze. 

Sono entrati nelle nostre vite per semplificarle ma poi, chissà come chissà per mano di chi e di quanti, si sono trasformati in un’arma altamente lesiva della persona. 

Sono diventati strumenti attraverso cui ci confrontiamo virtualmente di continuo con persone che spesso non sanno neanche della nostra esistenza. Confronti che alimentano il senso di inferiorità, distruggono i nostri valori, minacciano la nostra autostima, ciò in cui abbiamo sempre creduto, che ci fanno dubitare di noi e di quello che facciamo. 

Ho cominciato a considerare questo virus al pari della morte in quanto come lei, in un certo modo, ci ha livellati, rendendoci tutti uguali dinanzi alla inevitabilità ed imprevedibilità della vita. 

Allo stato attuale delle cose non ha importanza avere una collezione di Chanel o borse di brand poco conosciuti, sono tutte lì, chiuse negli armadi. E così anche noi, chiusi nelle nostre case

Da soli o, se siamo fortunati, con la nostra famiglia.

Non ha più importanza se le nostre scarpe siano Louboutin o Zara, in casa non abbiamo bisogno di definirci mediante i marchi, camminiamo scalzi o in pantofole.

Ora le cose che ci sembrava fondamentale possedere e che abbiamo invidiato, in base alle quali abbiamo giudicato noi stessi e gli altri, le cose frivole che siamo stati indotti a desiderare, paiono irrilevanti rispetto alle PICCOLE INESTIMABILI COSE di ogni giorno, che abbiamo sempre avuto a disposizione, ma cui non davamo importanza: la nostra casa, la nostra famiglia, gli amici, la libertà di fare ciò che desideravamo quando volevamo. 

La libertà… 

…di uscire di casa, di percorrere quei 2 km che ci separavano dalla palestra, per andare combattere contro l’amato/odiato bilanciere.

…di saltare in macchina e andare al mare, e fermarci a bere un prosecco con l’amica incontrata per caso. 

…di fare pausa studio e andare a prendere il nostro gelato preferito.

…di fare progetti per il futuro, di scegliere dove trascorre il fine settimana, prenotare le vacanze estive.

…di andar a fare una passeggiata liberi senza il terrore di dover spiegare a qualche militare il motivo per cui siamo fuori. 

…di vedere i volti in carne ed ossa dei nostri amici, non le loro immagini pixelate.

…di ascoltare le loro voci senza il timore che da un momento all’altro possa interrompersi la connessione.

Il Coronavirus ci ha tolto tanto ma credo ci stia insegnando e restituendo anche tanto.

Ci sta rendendo più consapevoli del valore di quello che abbiamo e del presente, di quanto sia importante essere in grado di vivere ogni giorno al massimo delle nostre potenzialità. Ci sta mostrando quanto sia inutile fare progetti a lungo termine, programmare ogni singolo dettaglio della nostra esistenza. 

Come stiamo constatando, la natura troverà sempre un modo per bloccarci.

Forse, ora stiamo realizzando davvero quanto tempo abbiamo sprecato con gli occhi bassi sugli schermi a guardare le vite degli altri e a nutrirci di emozioni tossiche…se solo li avessimo alzati avremmo goduto di quei frammenti di vita, quelle piccole grandi cose che ci inondano di benessere e che ora ci mancano come l’aria.

Concentriamoci allora sul nostro stato attuale e cerchiamo di trarre beneficio da questa situazione funesta e di esilio forzato.

Una cosa cui quasi tutti, presi dal panico e dall’ansia, stiamo trascurando, è che quello che questo virus ci sta regalando è il TEMPO

La nostra mente ora è scevra da impegni e contingenze, abbiamo tutto il tempo che vogliamo a disposizione per noi, per riflettere su cosa abbiamo fatto finora, cosa potremmo fare di diverso,  come migliorare e perfezionare gli obiettivi che ci siamo posti. 

Tempo da dedicare a noi stessi, per ritrovare il rapporto con la nostra famiglia; tempo per pensare se tutto quello che abbiamo desiderato e per cui abbiamo lavorato finora sia davvero quello che vogliamo e di cui abbiamo bisogno. 

Tempo per decidere se vogliamo cambiare radicalmente e progettare come fare.

Positivo durante il coronavirus: consapevolezza del tempo che passa

Concentriamo le nostre energie su attività sane e costruttive! 

Ora più che mai non è all’esterno che dobbiamo cercare la forza e la motivazione per reagire, ma è solo dentro di noi che possiamo trovarle!

Tutto avviene per una ragione, e se proprio quella ragione non riesci a trovarla allora devi essere in grado di CREARLA.

Solo così ne uscirai ancora più forte.

Anziché pentirti dei chili presi perché non hai fatto altro che lamentarti, cucinare e mangiare, non sarebbe meglio approfittarne e alimentare la tua conoscenza con libri, film, serie tv?

Migliora gli allenamenti in cui eri deficitario e/o continua a praticare sport in casa per non perdere tutti gli sforzi fatti nei mesi precedenti. La fortuna è se hai un coach, come il mio, che continua a seguirti e a stimolarti anche a distanza, studiando gli esercizi migliori da poter svolgere in casa (qui). Se non ti eri ancora iscritto in palestra potresti cominciare a fare qualche allenamento indoor ora, sarai più motivato a cominciare poi. È un modo questo per occupare parte del tempo che hai a disposizione, dando inizio ad una nuova e sana abitudine con cui arricchirai la tua routine quando tornerai alla vita normale.

La frase del film continuava a tornarmi in testa perché mi chiedevo, se quando usciremo cercheremo di dimenticare, come gli O’Connor, se torneremo a sprecare le nostre vite inseguendo sogni frivoli e senza spessore, cercando di  cancellare quanto più possibile il ricordo di quello che è stato.

O se invece apprezzeremo di più questa terra, se impareremo a gioire del semplice fatto di essere e di godere del calore, del mare, del vento, del profumo del sole caldo sulla pelle, della musica creata dalle voci della gente, se daremo il giusto valore alla nostra famiglia, se finalmente impareremo che la realtà è molto più bella se vista e vissuta con i nostri occhi e non attraverso l’obiettivo.

Ho bisogno di credere che saremo come l’araba fenice e che risorgeremo dalle nostre ceneri più forti e splendenti di prima. 

Scrivimi tutto quello che pensi nei commenti! Considera questo spazio come un luogo dove poter discutere liberamente di quello che senti, provi in questi giorni…non aver paura di esporti…io ti aspetto qui.

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