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L’abito fa il monaco? La moda tra appartenenza e differenziazione sociale

adolescenza, abiti, psicologia della moda

Adottare, usare o rifiutare un certo tipo di abbigliamento sono tutte azioni che spesso dipendono dall’influenza della società e delle regole dei gruppi sociali. La scelta di cosa indossare, di come acconciare i capelli o di quali abiti più o meno eleganti scegliere è legata alle relazioni e alle dinamiche tra le persone che fanno parte di diversi gruppi sociali e classi, nonché tra i gruppi stessi e i sistemi che formano una società.

Tra i giovani, l’uso dell’abbigliamento per esprimere appartenenza a un gruppo è molto comune. Molti gruppi sociali giovanili, come i Punks, i metallari, si sono distinti e si distinguono proprio grazie al loro aspetto esteriore, creando stili caratteristici e complessi. In tutti questi gruppi e subculture, c’è una comunicazione simbolica di una diversità significativa e l’espressione di un’identità di gruppo.

Dunque, è attraverso l’abbigliamento che persone appartenenti al medesimo gruppo sociale, per quanto diverse fra loro, creano un’identità comune che li contraddistingue e in cui vedere riflessi i propri valori e le proprie credenze.
L’abbigliamento scelto e condiviso soddisfa il bisogno di una persona di sentirsi parte di un gruppo e di adattarsi agli altri, ma allo stesso tempo permette di esprimere la propria unicità e il desiderio di cambiamento. L’individuo si sente diverso e originale, ma anche accettato dagli altri. In un certo senso, la moda crea un equilibrio tra il desiderio di conformarsi e ottenere approvazione, e il bisogno di esprimere la propria individualità.

Questa spinta al conformismo per essere accettati può essere desunta dalla necessità in adolescenza di possedere determinati capi di abbigliamento o certi brand.
Secondo Simmel, la costante evoluzione della moda è dovuta al continuo confronto tra due forze contrastanti presenti nell’essere umano: una che cerca l’imitazione e l’uguaglianza, e l’altra che punta alla differenziazione e al cambiamento.

All’interno delle città metropolitane ciò si traduce in un uso peculiare degli oggetti moda poiché è attraverso questi ultimi che si creano dinamiche di conformismo, opposizione in relazione a credenze collettive, movimenti sociali o culturali di cui i nostri giovani fanno sempre più parte.

Non sei come noi!

Un gruppo sociale non presenta uniformità. Al suo interno sono presenti anche posizioni minoritarie e ruoli marginali. Non è scontato che il gruppo accetti la diversità. Ciò si verifica a patto che non vengano sconvolte le norme sociali e culturali all’interno del gruppo stesso. Si immagini un ragazzo con una famiglia con esigue possibilità economiche inserito all’interno di una scuola localizzata in un quartiere benestante. Lo studente entra in un contesto scolastico frequentato da studenti che utilizzano abbigliamento firmato.

In questo scenario, il ragazzo potrebbe sentirsi emarginato o diverso a causa della sua impossibilità di conformarsi agli standard materiali dei suoi compagni. Tuttavia, se il gruppo scolastico è tollerante e aperto, potrebbe accettare la sua diversità, riconoscendo il valore delle differenze individuali. Al contrario, se il gruppo è rigido nelle sue norme e poco accogliente verso chi non si conforma, il ragazzo potrebbe affrontare esclusione o discriminazione. Questo esempio illustra come la struttura di un gruppo sociale non sia mai statica e come le dinamiche di inclusione ed esclusione possano avere un impatto significativo sulla vita degli individui, specialmente durante l’adolescenza, un periodo critico per la formazione dell’identità personale e sociale.

Vestiti che si ribellano

I vestiti, come le parole, possono fungere da “etichette” che identificano lo stile di comportamento di una persona o di un gruppo. In caso di conflitto tra due gruppi, specialmente tra un gruppo dominante e uno minoritario, l’abbigliamento diventa un importante segno distintivo che evidenzia le differenze tra loro. Per il gruppo minoritario, mantenere il proprio stile di abbigliamento rafforza il senso di identità e può essere un atto di ribellione e orgoglio, esprimendo un punto di vista diverso.

Questa scelta di abbigliamento non è solo una questione estetica, ma un simbolo di resistenza culturale e politica. Indossare determinati vestiti può sfidare le norme imposte dal gruppo dominante e affermare la propria autonomia e dignità

Allo stesso tempo, l’abbigliamento può influenzare le percezioni e le reazioni degli altri. Il gruppo dominante potrebbe vedere il mantenimento di uno stile distintivo come una minaccia all’ordine stabilito, portando a ulteriori conflitti e tentativi di soppressione. Tuttavia, per il gruppo minoritario, questa opposizione può cementare ulteriormente la loro coesione interna e rafforzare la loro determinazione a mantenere la propria identità culturale.

In definitiva, la moda diventa un campo di battaglia simbolico, dove si scontrano diverse visioni del mondo e dove le scelte di abbigliamento sono intrinsecamente legate alle dinamiche di potere e alla lotta per il riconoscimento della propria identità e unicità.

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