Il sé in Gestalt
Per la psicologia della Gestalt il Sé non è un’entità a se. Esiste nel momento in cui interagisce con l’ambiente; quando si trova al “confine di contatto”. In Gestalt il sé è quella funzione che permette di regolare l’organismo in base al mutare delle condizioni esterne, di organizzarsi in base alle diverse circostanze; è una funzione dinamica, non statica e sempre uguale a se stessa, che consente di adattarsi creativamente in base alle esigenze che occorrono, cercando di mantenere il benessere.
sé gestaltico e abiti
Parte integrante di questa dinamica sono gli abiti: gli elementi che il corpo al confine di contatto indossa durante la sua interazione con l’ambiente.
Abiti che appartengono sia all’individuo sia all’ambiente con cui si interfaccia e che, quindi, hanno un ruolo nel determinare il raggiungimento di un equilibrio fertile e creativo tra i due.
Perché il contatto sia proficuo l’individuo deve saper prendere innanzitutto contatto con se stesso, con ciò che sente, con le sensazioni che prova. Altrimenti come fa a selezionare la strategia migliore per preservare il suo benessere?
E sentirsi porta a selezionare la divisa migliore per stare nel confine.
Emozioni tradotte in abiti
Scegliere gli abiti in base alle emozioni o sensazioni che si provano, selezionarli considerando il proprio funzionamento e il proprio sentire, può sembrare la cosa più semplice del mondo ma non lo è.
Perché non è facile e scontato sapersi sentire, sapere ciò che fa bene per sé e ciò che invece fa male, esser consapevoli degli elementi che fanno sentire forti e quelli che indeboliscono.
È intrinseco nell’educazione che ci viene data dis-imparare a sentirci.
Ci sono persone che non riescono neanche più a distinguere tra il caldo e il freddo, altre talmente brave nel desinsibilizzarsi da non sentire più il dolore.
Vestiti per il benessere
Un buon metodo per re-imparare a sentirsi e per utilizzare l’abbigliamento per agire al meglio al confine di contatto può essere quello di imparare a tradurre le emozioni, i vissuti personali in vestiti (quindi forme, materiali, colori, accessori).
Questo serve per apprendere a selezionare gli elementi dell’outfit consoni a ciascun tipo di situazione in cui ci si viene a trovare; spinge ad essere flessibili, dinamici, aperti al cambiamento e a non lasciarsi bloccare dallo stesso.
Viceversa, è utile usare singoli capi scelti (a volte inconsciamente) per individuare ciò che si sente, ergo, per rientrare in contatto con se stessi e con ciò che si sente.
Un esempio?
Un esempio
Alcuni giorni mi sento brutta, fallita, un elemento a latere dell’universo. Inconsapevolmente il mio tentativo è far sì che anche gli altri mi vedano così, in modo che mi evitino e che stiano lontani da me quanto più possibile. Non potendo evitare il confine di contatto faccio in modo che sia il confine di contatto a non avvicinarsi a me.
Inoltre, per sentirmi più sicura e conservare la mia autostima, devo fare in modo che l’ambiente mi rimandi il mio vissuto di bruttezza e di fallimento. Per quell’antico bias per cui “visto?! Avevo ragione io!”
In quei giorni scelgo colori che spengono il mio incarnato, con cui mi vedo realmente grigia e brutta. Quelli non in palette per intenderci. E vedendomi così mi comporto in modo spento, evitante. Aspetto che il giorno passi per tornare nella mia confortevole nicchia.
Ora che ho consapevolezza di questo ormai automatismo che metto in moto, riconosco quello che sento (quando NON VOGLIO sentirmi) mediante i capi che inconsciamente scelgo. Quando HO VOGLIA di sentirmi mi dò la possibilità di stare con quello che provo oppure di accoglierlo e modificare la mia cognizione con gli abiti al fine di reagire produttivamente al confine di contatto.
Sembra complicato…finché non ti addentri in questo punto di vista e non ti rendi conto che in realtà è la cosa più naturale che possa esserci!
Usa i vestiti per diventare potente non solo per un post uguale a mille altri
❤️