Pretty Psycho Things

Blog

I numeri per lavorare nella moda, e altrove

Il sistema moda è espressione di una società e dello specifico momento storico che sta vivendo. Sta svolgendo correttamente questo compito? O è complice nell’affermarsi di modelli nocivi?

psicologia della moda mfw21

DEFINIZIONE DI MODA

Il vocabolario Treccani definisce la Moda come: 

“fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un determinato momento storico e in una data area geografica e culturale, di modelli estetici e comportamentali (nel gusto, nello stile, nelle forme espressive), e nel loro diffondersi via via che ad essi si conformano gruppi, più o meno vasti, per i quali tali modelli costituiscono, al tempo stesso, elemento di coesione interna e di riconoscibilità rispetto ad altri gruppi; […]. Come espressione del gusto predominante (tipico di una determinata società) la moda interessa ambiti intellettuali, ideologici, movimenti artistici e letterari, o, più genericamente, abitudini, comportamenti, preferenze […]”.

La Moda non interessa dunque solo la sfera dell’abbigliamento ma abbraccia un’area molto più vasta che comprende idee, educazione, valori, attitudini, comportamenti.

Dall’introduzione dei social la moda intesa nel senso fashion del termine, è diventata più fruibile ed accessibile a tutti, non solo agli amanti e ai lavoratori del settore. Le foto di editoriali di moda, di abiti trend, borse e scarpe martellano come un picchio dando l’illusione di far parte di quel mondo sbrilluccicoso. 

Proprio con i social il confine tra moda (intesa come fenomeno sociale ed espressivo) e pubblicità si è affievolito, quasi non esiste più. 

Fa moda cosa/chi vende, non chi crea o chi contribuisce allo sviluppo del settore.

E per vendere è necessario essere ben visibili, conosciuti da quante più persone possibili. Non contano la competenza, la passione, l’amore per la disciplina, quanto i numeri. 

I singoli sono diventati l’audience degli anni ’90-00.

GIOVANI E FANCAZZISMO

Ho sentito spesso recriminare ai giovani la mancanza di volontà, il non avere scopi nella vita, l’assenza di obiettivi solidi e concreti. La fascia che va dai millennials fino a +infinito viene descritta come di nullafacenti, di persone che non hanno mai fatto sacrifici nella loro vita, privi di qualsivoglia contenuto, senza mordente né voglia di impegnarsi.

“Bravi solo a stare davanti a quel c***o di telefono, a fare balletti e foto da idioti per instagram!”.

E la mia domanda è: 

“cosa pretendete se ci comunicano che meno fai e sai, più ti esponi e più sei felice?”

numeri della moda

Chi non conosce le fiabesche storie di persone che così, dal nulla, un po’ come il vestito di Cenerentola che si materializza nell’etere, si sono realizzate mediante i social. Sono miliardarie, detengono società, mostrano una vita da favola, collaborano con grandi nomi a livello internazionale e partecipano agli eventi più esclusivi. 

Tutto senza bisogno di cominciare a lavorare in tenera età per poter aiutare la propria famiglia, di piangere sui libri, di trascorrere notti insonni, di essere insultati e messi in imbarazzo dai prof e senza bisogno di svolgere lavori non retribuiti, accettati nella sola speranza di…

Senza il cruccio di non sapere se si riuscirà ad arrivare a fine mese, se arriverà mai il giorno in cui i fondi saranno sufficienti per comprare una casa vera non su The Sims.

E grazie a? Social, numeri, (la maggior parte) bellezza, agganci.

Le storie di lavoratori “normali” non vengono raccontate, poca presa sullo spettatore.

“ANASTÀ COME AL SOLITO SCRIVI TROPPI E NON SI CAPISCE COSA C’ENTRI IL SISTEMA MODA”

Eccomiiiii! 

MODA DISTORTA

Da un paio di giorni si è conclusa la Milano Fashion Week.

Ad assistere tanti giornalisti, buyers, sellers…ma chi li conosce? Quant’è difficile riuscire a fare il lavoro che fanno? Talmente tanto che non vale la pena raccontarne la storia: demoralizza, fa sembrare i sogni impossibili.

Rimbalzano invece sui social foto dei personaggi invitati, coloro che rappresentano il MONDO MODA e, di conseguenza, la società odierna. 

Indossano abiti meravigliosi, di artisti internazionali, sfoggiano sorrisi smaglianti, sono un esempio, un modello da seguire…

In concreto cosa hanno fatto per assurgere a questo ruolo? Qual è stato il contributo che hanno dato allo sviluppo e alla crescita del settore moda? 

Nel più candido dei casi, hanno fatto shopping e postato le foto su Instagram; o hanno riprodotto delle coreografie che hanno avuto tante visualizzazioni. 

Alcuni, hanno cavalcato l’onda delle polemiche assumendo sempre il ruolo di Robin Hood, comodamente da casa senza mai sporcarsi le mani.

In poche parole, NUMERI. 

Di followers che li seguono, come mandrie che vorrebbero raggiungere la posizione di leader; di likes, cuoricini che spesso si inviano così, come un gesto automatico, privo di reale coinvolgimento.

In sostanza? NIENTE DI INERENTE LA MODA. Sono delle vetrine, degli schermi che fanno circolare velocemente le adv a persone che raramente potranno indossare le loro vite e gli abiti sponsorizzati.

MODA, CONDIZIONAMENTO E FUTURO

VENIAMO AL PUNTO. Avete presente la teoria del condizionamento di Pavlov

In brevissimo: dato uno stimolo seguito da ricompensa, si ottiene sempre un determinato comportamento.

Ora, se il sistema moda reitera il messaggio per cui per arrivare a far parte di quel mondo, per riuscire a lavorare nel settore desiderato, per realizzare i propri sogni servono esposizione mediatica, tanti followers, certe caratteristiche fisiche il comportamento che ne segue è impegnarsi su questa strada e ignorare altre alternative apparentemente più faticose, frustranti, impegnative e di certo meno remunerative in termini di soddisfazione e possibilità economiche.

Il settore moda purtroppo è un esempio, che si estende anche a tutti gli altri.

Perché la moda è modello ma anche rappresentazione immediatamente visibile di come gira il mondo e in questo mondo pare non valga la pena lavorare/studiare duramente se non si hanno i giusti numeri.

La MFW21 è stato un evento atteso e lucente, ma a me ha lasciato tanto l’amaro in bocca. Mi sono messa nei panni di chi comincia a fare progetti per il futuro. Sinceramente ho provato tanta demotivazione e demoralizzazione. 

Il vecchio “tanto se non sei figlio di” è stato sostituito da “tanto se non sei nessuno online”, che credo sia ancora peggio. Chi intraprende strade come la mia o di altri della mia generazione oggi ha una motivazione e una forza encomiabili, dato i valori e gli esempi con cui è cresciut*.

Non sorprendetevi dunque se la prossima volta che sentirò dire che i giovani di oggi non hanno voglia di fare niente e di impegnarsi in progetti solidi a lungo termine, all’urlo di “ANA SPACCA” mi trasformerò in un Hulk imbestialita e polemica.

Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate e se avete avuto percezioni simili??

??

Mai sentito parlare del DOPAMINE DRESSING? Te ne parlo :)

Articoli correlati
Psyclothing

Fast fashion-fast identity. La velocità che brucia l’identità

Histories

Guccio Gucci: Un'Epica Odissea Modaiola 

Editoriali

Il futuro dello shopping

Histories

Sartoria e Dramma: La Rivoluzione di Alexander McQueen nella Moda

    Iscriviti alla newsletter!
    Non ti preoccupare, neanche a noi piace lo spam!

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *